storia

 

L'albero del pane

Nel 1559 la Valle del Santerno offrì in dono al Governatore di Romagna "dodici paia di capponi, cento libbre di formaggio Marzola, cento pomi da Rosa dette mele paradise, quaranta tordi, due lepri e sei corbe di Marroni". Tra i più prelibati frutti di questa terra, non potevano mancare i marroni.

Fin dal medioevo queste delizie delle tavole aristocratiche rappresentarono la base dell'alimentazione delle genti montane. Intorno all'anno 1000, sugli Appennini, i castagneti da frutto presero il posto dei boschi di querce e i castagni divennero una risorsa fondamentale, vere e proprie piante di civiltà. Tanto è vero che il castagno era chiamato, dalle popolazioni montanare, l'albero del pane.

Castagne e marroni erano fonte di sostentamento, ma anche di ricchezza. E perciò la loro coltivazione era attentamente regolata. Nel 1694 un editto ci informa che "gran parte della rendita che ricavasi dal territorio di Castel del Rio consiste nel frutto delli castagni". Lo stesso atto imponeva, tra l'altro, l'impianto di nuovi esemplari per ogni albero abbattuto, per assicurare la salvaguardia del prodotto principe dell'economia locale.storia

Solo nel '700, con la diffusione di mais e patata, la superficie a castagneto diminuì. Ma nelle regioni collinari il castagno e i suoi frutti avevano ormai acquistato un'importanza che non avrebbero più perso fino all'età industriale avanzata; basti pensare che nel 1885 il 40% del terreno coltivato nel Comune di Castel del Rio era ancora occupato da castagneti.

Nel contempo si mantennero vive a lungo, nella tradizione popolare, credenze, filastrocche e proverbi che avevano come protagonisti castagne e marroni. In collina, ad esempio, si diceva che i neonati si trovassero nei grandi alberi cavi di castagno.

 

Il Castagno o "l'albero del pane"

I castagneti da frutto furono impiantati sugli Appennini durante il Medioevo, diventando immediatamente così importanti nell'alimentazione della popolazione locale, che il castagno veniva chiamato "l'albero del pane".

Marroni e castagne erano fonte di sostentamento, ma anche di ricchezza. Si pensi che per salvaguardare l'economia locale, nel 1694 fu pubblicato un editto che imponeva l'impianto di nuovi esemplari per ogni albero abbattuto. L'economia locale continua a ruotare attorno al castagno: nel 1885 i castagneti ricoprivano il 40% del terreno coltivato nel Comune di Castel del Rio. Oggi i marroni rappresentano una specialità culinaria, che abbina l'ottima qualità del prodotto al piacere di assaporare il gusto della tradizione.

Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio
c/o Comunità Montana della Valle del Santerno
Via Mengoni, 7 - 40025 Fontanelice (bo)
Tel. 0542 92638 / Fax 0542 92491
info@marronedicasteldelrio.it
Realizzazione progetto:
Sinettica

Programmazione Web:
E-Mind s.r.l.